Nomi popolari:
Verzulì (Valsabbia), sciopèti (Val di Ledro), strigoli, sgrizoi, sgrizole (Trento e dintorni), carlèti, sgriccioli, erba del cucco, bubboli, sonaglini, sciopit, chocheti (Ronzo in Val di Gresta), sgussoloni (Nago), sgrizzo (Tione, Roncone, Ranzo, Còvelo), piciaciòch (Tione), sguzzodroni(Dro).
Caratteristiche:
La Silene Vulgaris è una pianta appartenente alla vasta famiglia delle Cariofillacee e al genere Silene (categoria che raggruppa un centinaio di specie).
Pianta molto comune che cresce spontanea nelle zone temperate, in Italia è diffusa in tutte le regioni.
Si trova soprattutto nei prati e incolti in pendenza, dalla pianura fino a 1500 m s.l.m., ma spesso è presente anche nei campi coltivati o ai margini delle strade.
Pianta erbacea perenne, rustica, alta da 20 a 70, massimo 100 cm, con fusti cespugliosi, alla base legnosi e ingrossati, le foglie sono opposte, allungate e appuntite, quasi prive di picciolo, di colore verde-cenere, lisce e leggermente carnose, che stridono al contatto con i polpastrelli, dando un forte schiocco, da cui ne deriva uno dei tanti nomi regionali “s’ciopetine”.
I fiori hanno un calice rigonfio e persistono sulla pianta anche dopo la fioritura.
Sembrano dei palloncini che aspettano di essere mossi dal vento per disperdere i loro semi dalle capsule ovali.
Sicuramente tanti di voi, da piccoli, avete giocato con questi fiori; infatti premendone uno con forza sulla mano “scoppietta”.
Il loro nettare è ricercato dalle api e dai calabroni che, essendo di corporatura più robusta delle api, non riescono a entrare nei calici, ma riescono a rimediare bucandoli alla base.
La particolarità dei fiori della Silene Vulgaris è che restano sempre aperti, giorno e notte, ma è di sera che emanano il loro profumo intenso (simile a quello dei chiodi di garofano).
Il periodo di fioritura va da aprile ad agosto, mentre il periodo della raccolta va da marzo ad agosto (dipende sempre dai luoghi dove cresce).
Origine della parola:
L’origine del termine “Silene” (si riferisce alla forma del palloncino del fiore), risale alla divinità greca Sileno. Si racconta che Bacco avesse un compagno di nome Sileno, particolarmente noto per le sue abbuffate e rappresentato, appunto, con una gran pancia rigonfia. Linneo paragonò alla figura mitica il calice rigonfio di questa pianta, da qui la scelta del nome generico “Silene”.
Ma probabilmente questo nome è anche connesso ala parola greca “sialon” e cioè “saliva”, che fa riferimento alla sostanza bianca vischiosa emessa dal fusto di molte specie del genere.
Proprietà:
Anche se la Silene Vulgaris non è inserita nell’elenco delle pianti officinali, è nota fin dall’antichità per le sue proprietà depurative.
Fornisce un buon apporto di vitamina C, sali minerali, fenoli, antiossidanti, acidi grassi essenziali e saponine.
Ha proprietà diuretiche, antianemiche e rimineralizzanti, favorisce il transito intestinale concorrendo al benessere dell’intestino, in passato veniva usata anche come rimedio contro la gotta, il fuoco di Sant’Antonio e per alleviare i disturbi agli occhi.
Ha proprietà emollienti e viene utilizzata, oltre che in cucina, anche nella preparazione di cosmetici, dai saponi alle creme.
In cucina:
Le giovani cime della Silene Vulgaris si possono gustare crude in misticanza e nelle insalate, ma si mangiano anche le cime più croccanti, che sono ottime cotte in padella con poco olio.
Ma non solo, perchè si possono preparare risotti, zuppe, frittate, torte salate, gnocchi, flan e sformati o come semplici contorni di carne o uova.
Anche i fiori sono commestibili, infarinati e fritti sono perfetti come aperitivo, ricordano vagamente il sapore degli asparagi.
E per depurarsi è ottima la tisana, preparata con le foglie essiccate, si può gustarla al naturale o con un pò di miele.
Ricette:
Se volete provare la silene in qualche ricetta, vi consiglio la “Frittata alle erbette di campo” e la “Pizza con i verzulì“.
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