buon enrico spinacio selvatico

BUON ERNICO (SPINACIO SELVATICO)

Caratteristiche:
Il Buon Enrico, chiamato anche spinacio di monte o spinacio selvatico (nome scientifico Chenopodium bonus-henricus) è una pianta erbacea perenne ed edule della famiglia delle Chenopodiaceae, diffusa in tutta la penisola italiana.

E’ un’erba spontanea che raggiunge un’altezza media dai 20 ai 60 centimetri. Le foglie di questa pianta sono particolari, perché ricoperte da una peluria molto fitta che dona alla pianta un aspetto quasi granuloso, al tatto si ha la sensazione di avere a che fare con una superficie farinosa che spesso rimane appiccicata alle dita.

I fiori del Buon Enrico si sviluppano all’interno di una spiga dalla forma allungata e variano di colore, dal verde molto acceso al rosso. La fioritura avviene tra giugno e settembre.

Quest’erba si sviluppa sopratutto nella parte montana e submontana, nella maggior parte dei casi, cresce nelle zone che presentano un’altitudine compresa tra 500 e 2800 metri. Predilige tutti quei terreni che risultano azotati e con un buon livello di concimazione.
Si trova principalmente nei pascoli alpini e in tutti quei luoghi in cui il bestiame è solito pascolare o sostare, dove cresce in modo spontaneo.

Non è raro che, dove cresce il Buon Enrico, spesso si può trovare un’altra pianta particolarmente diffusa come l’ortica, dato che ha lo stesso habitat del Buon Enrico.

Origine della parola:
Il nome scientifico “Chenopodium” deriva dal greco “chen” cioè “oca” e “pous” cioè “piede” e significa “piede d’oca”, infatti, la forma delle foglie ricorda le zampe palmate delle oche.

Storia del Buon Enrico:
Per quanto riguarda la storia del nome di quest’erba spontanea, invece, sono state sviluppate due teorie.

La prima sostiene che il nome si riferisca a Re Enrico IV di Navarra, soprannominato appunto “Le Bon Henry”, poi eletto a protettore dei botanici per il grande impegno messo nel rilanciare lo sviluppo agricolo del suo regno. Si narra, infatti, che durante un periodo di carestia, il monarca permise alla popolazione affamata di accedere al parco del suo giardino per sfamarsi con le erbe e bacche spontanee che crescevano nel giardino reale.

La seconda riguarda l’antico dio pagano Enrico, protettore della casa, in quanto questa piantina cresce soprattutto nei pressi delle abitazioni.

Proprietà:
Anche se poco conosciuta, questa pianta ha delle virtù officinali abbastanza efficaci.

Il Buon Enrico è ricco di ferro, vitamina C, sali minerali, saponina e acido ossalico, particolarmente indicato come antianemico, emolliente, lassativo e depurativo.

Le sue proprietà terapeutiche, si stanno rivalutando dopo gli studi di esperti delle piante officinali anche se il suo utilizzo è soprattutto quello casalingo.

Fin dall’antichità questa pianta era usata per preparare dei composti che lenivano le piaghe o i bruciori intensi dovuti alle scottature. Alcune ricette tramandate di famiglia in famiglia, ancora oggi vengono usate.
Ad esempio, le foglie fresche se applicate sugli ascessi, sulle scottature e sulle ferite in generale, servono per accelerarne la guarigione.

La pianta è emolliente, lassativa e vermifuga. I semi della pianta in infuso, vengono dati ai bambini perché è un blando lassativo inoltre essendo le foglie ricche di ferro, sono adatte a chi ha l’anemia.

Dal buon Enrico si può ricavarne un olio chiamato “essenza di chenopodio” che contiene betalaine (sono pigmenti di colore rosso e giallo che svolgono una notevole attività antiossidante e anti infiammatoria).

In cucina:
In cucina si utilizzano soprattutto le tenere foglioline e i germogli teneri.
Una volta lavate con cura, le piccole foglie possono essere consumate nelle insalate, mentre le foglie più grandi e i germogli possono essere cotti e conditi come spinaci e sono ottimi per preparare gustosi ripieni, frittate, risotti e minestre.

Ricette terapeutiche con il Buon Enrico:

Infuso di Buon Enrico:
Per preparare un infuso di Buon Enrico come rimineralizzante, bisogna mettere in una tazza 5 grammi di foglie fresche o secche e versare sopra 100 grammi di acqua e poi lasciar riposare per qualche minuto. La cura va fatta quando si ha mancanza di ferro e va continuata per tre mesi.

Bevanda lassativa:
Per preparare un lassativo, occorre 1 grammo di semi in 100 grammi d’acqua calda.
Si lascia riposare per qualche minuto e poi si sorseggia prima di andare a dormire dolcificando la bevanda con del miele grezzo.

Per le emorroidi:
Con 5 grammi di foglie fatte bollire per 10 minuti in 200 grammi d’acqua, si possono fare degli impacchi ottimi per le emorroidi.

Composto per scottature ed eritemi:
10 grammi di foglie fatte bollire in 100 grammi di olio, realizzano un composto con cui effettuare dei cataplasmi per le scottature solari e gli eritemi.

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